Gruppo Archeologico
Capo Pachino

Alla ri-scoperta di Abakainon-Tripi

Mentre in Sicilia diverse aree archeologiche languiscono nel degrado e nell’abbandono, sommerse dalle sterpaglie oppure seminascoste tra le costruzioni moderne (l’elenco dei casi qui sarebbe troppo lungo e quindi lo omettiamo), ci sono per fortuna casi virtuosi di studio, tutela e valorizzazione. Uno di questi è certamente quello di Tripi, piccolo centro di 734 abitanti della provincia di Messina, pittorescamente adagiato sui Nebrodi, a 500 metri di altitudine a pochi chilometri dalla costa tirrenica.

Attirati da un articolo dedicato ai Borghi dei Tesori abbiamo organizzato nel ponte tra il 25 aprile ed il 1 maggio 2024 una visita in questo luogo di grande interesse.

Lasciando la fascia costiera all’altezza di Milazzo, con in vista le azzurrine Eolie, ci inoltriamo lungo strade tortuose nell’entroterra, scoprendo distese di copertura boschiva ancora incontaminata (forse l’unica e ultima della Sicilia), dove per fortuna non sono mai arrivate le operazioni di rimboschimento a base di pino e di eucalipto (importato dall’emisfero australe), che hanno reso monotono e pressoché spoglio il nostro paesaggio montano.

Dopo una decina di chilometri di tornanti, incontriamo i nostri ospiti dell’ArcheoClub di Tripi, che ci accolgono con calore e simpatia e ci conducono subito alla riscoperta dell’antica Abakainon (Abacaenum per i Romani), centro siculo ellenizzato che ha avuto il suo momento di massimo sviluppo tra i secoli VI e III a.C., grazie alla sua vocazione agricolo-pastorale ed alla sua posizione strategica lungo le vie di comunicazione che collegavano tra la costa settentrionale con la fascia orientale della Sicilia.

Abakainon

La prima tappa della nostra visita è proprio il centro abitato dell’antica città riscoperta nel corso di scavi condotti nella seconda metà del secolo scorso e ripresi nel 2019 grazie anche al contributo del comune di Tripi e del coinvolgimento dell’ArcheoClub. L’area indagata, sita in contrada Piano, ha restituito i resti di un portico monumentale (stoà), realizzato in blocchi squadrati di pietra messi in opera a secco, secondo la tecnica greca dell’opera quadrata. Le stoai sono un elemento costante dell’arredo urbano dei centri greci o greci ellenizzati: in Sicilia ne troviamo per esempio a Morgantina, ad Eloro, sulla costa tirrenica a Solunto; esse generalmente fiancheggiavano l’agorà e servivano ad accogliere al riparo dalla pioggia o dal sole i mercanti, i faccendieri, qualche filosofo o oratore in cerca di pubblico, o i perdigiorno. E qui, per non smentire la qualità delle attività che si svolgevano all’ombra dei portici, si trova incisa su uno dei blocchi di pavimentazione una tabula lusoria, ossia una specie di “scacchiera” per giocare a “filetto”.

Alle spalle del muro di fondo della stoà corre una stretta viuzza (ambitus) che separava l’isolato dalla terrazza soprastante, occupato da resti di abitazioni più tarde (già di periodo romano), mentre i lati del portico erano fiancheggiati da strade coperte da ampie basole, al di sotto delle quali si intravedono i canali di deflusso delle acque meteoriche. Insomma, a questo centro abitato sembra non mancasse proprio niente e si spera in un prossimo ampliamento degli scavi, anche grazie all’azione di acquisizione da parte del comune di Tripi dei terreni circostanti.

Va anche detto che anche così, l’area è comodamente fruibile per i visitatori: una grande scritta Abakainon troneggia all’ingresso ed il sito è tenuto pulito dalle sterpaglie e con gli accessi facilitati.

Il tempo per una visita si aggira intorno ai 20/40 minuti, meglio se naturalmente accompagnati da una guida del posto

La necropoli

Altra tappa interessante è la visita alla necropoli dell’antica Abakainon, poco distante dalla città antica. La necropoli si articola in una serie di sepolture in buona parte ad epitymbia, ossia piccoli monumenti funerari realizzati con uno zoccolo a gradoni, su cui si ergeva una colonna o una stele, come segnacolo monumentale. All’interno dello zoccolo di base, come è possibile vedere in alcune tombe, era ricavata una piccola nicchia per la deposizione delle ceneri del defunto. In altri casi, le tombe erano realizzate in monumentali sarcofagi di pietra con la fronte decorata con pilastrini e archi. In un solo caso, infine, è stato rinvenuto un monumento funerario ad edicola, ossia realizzato con un piccolo tempietto con quattro colonne doriche sulla fronte. La ricchezza dei corredi funerari rinvenuti, ora conservati nel museo archeologio-civico di Tripi, conferma la ricchezza degli abitanti di Abakainon, dovuta anche all’estrazione dell’oro dal vicino torrente, come è anche testimoniato dall’abbondanza di monili d’oro qui rinvenuti.

Tripi

Passiamo, infine, a visitare l’attuale abitato di Tripi che ci riserva altre piacevoli sorprese.

Accolti dal sindaco, scopriamo un centro abitato sorto in età medievale, ai piedi di un castello che domina l’insediamento. Qui, in epoca bizantina sorse il primo nucleo insediativo, grazie alla presenza di diversi monasteri. La presenza di un culto greco in antagonismo con quello latino è tipica di queste contrade anche dopo la cacciata degli Arabi da parte dei Normanni.

Tripi sta oggi tentando di recuperare la propria memoria storica, tra Antichità e Medioevo, attraverso la ricerca archeologica (unita alla valorizzazione dei siti riportati alla luce) la realizzazione (ed ora, grazie a nuovi finanziamenti) e l’ampliamento del museo archeologico, la valorizzazione della città moderna, secondo un’ottica di città-museo, grazie anche alla realizzazione di murales di buona fattura che celebrano l’antica Abakainon.

Concludiamo il giro, sempre guidati dal locale Archeoclub, alla trattoria Papa, affacciata panoramicamente sulla vallata dove sorge l’antica città, e qui degustiamo un ottimo pranzo realizzato con prodotti locali.

Quella di Tripi-Abakainon è certamente un esempio virtuoso di valorizzazione dell’identità e della memoria storica al fine anche della promozione turistica di un centro: la vicinanza alla città di Messina con il suo polo universitario, è certamente stato un fattore trainante, ma anche la sinergia tra questo ed altri centri di ricerca, la Soprintendenza ai BBAACC di Messina ed il comune hanno contribuito a creare questa bella realtà che aspetta solo che molti vengano a scoprire, ovvero, a ri-scoprire.

Francesca Trapani