Gruppo Archeologico
Capo Pachino

La grotta di Calafarina

La grotta di Calafarina è una cavità di origine carsica nota per le leggende e per le scoperte archeologiche avvenute alla fine dell’800. L’attuale apertura, causata da un crollo della volta, dà accesso ad un’ampia camera caratterizzata da una colonna formata dall’unione tra una stalattite e una stalagmite. Da qui si prosegue, scendendo attraverso un lungo e stretto corridoio, fino ad un grande camerone circolare, per una lunghezza totale di 123 metri. Un altro corridoio, che andava in direzione est verso il mare, è ostruito da una frana. È probabile che la grotta fosse in origine più articolata, con diverse gallerie, in comunicazione con il mare e con presenza di acqua corrente, così come è descritta nel 1780 dal sacerdote Antonio Tedeschi, che accenna ad un sistema di grotte e gallerie con diversi accessi.

Pianta e Sezione della Grotta di Calafarina (Bernabò Brea 1968)

Sulla grotta di Calafarina sono nate diverse leggende che descrivono favolosi tesori nascosti, ciò ha comportato lo sconvolgimento del deposito archeologico dovuto agli scavi dei cercatori di tesori. La grotta è anche studiata per la colonia di pipistrelli che, malgrado i cambiamenti e le manomissioni, continua ad essere presente. Proprio nell’ultimo camerone, infatti, nell’800 fu scavato un pozzetto, attualmente ostruito, per l'estrazione del guano.

Gli scavi di P. Orsi nel 1898 e di L. Bernabò Brea nel 1945 hanno portato alla scoperta di numerosi frammenti di ceramica riferibili ad un periodo che va dalla prima età del Rame (facies di San Cono-Piano Notaro) alla media età del Bronzo (facies di Thapsos). Un altro gruppo meno numeroso di frammenti è attribuito ad epoca ellenistica e romana. Orsi rinvenne anche alcune sepolture sistemate in anfratti lungo le pareti del primo ambiente. La maggior parte dei frammenti ceramici decorati appartiene al così detto “stile di Calafarina”: si trattava probabilmente di grossi contenitori o pithoi con decorazione a fasce di linee incise, riempite da impasto bianco, alternate a bande dipinte in rosso marginate da solcature più profonde. Tale ceramica, insieme alla ceramica dello stile di San Cono-Piano Notaro, pure presente all’interno della grotta, appartiene alla fase inziale dell’età del Rame. I frammenti sono oggi esposti al Museo Regionale P. Orsi di Siracusa.

Rosamaria Lopez


Bibliografia

Orsi P., La grotta di Calafarina presso Pachino, abitazione e sepolcro, Bullettino di Paletnologia Italiana XXXIII 1907, pp. 7-22

Bernabò Brea L. in Ragonese B., Nel buio di Calafarina (Noto), Roma 1968, pp. 50-61

Crispino A., Cultraro M., Exploring underground paths. Caves and human landscape in the Syracuse district during Prehistory, in Gullì D. (a cura di) From Cave to Dolmen, pp. 179-194 (Calafarina p. 189)

Mucedda M., Fichera G., Pidinchedda E., Studio sui chirotteri troglofili della Grotta di Calafarina (Pachino, SR, Sicilia), in: Mucedda M., Roscioni F., Preatoni D.G. (Eds.) III Convegno Italiano sui Chirotteri, Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri - Associazione Teriologica Italiana, Trento 2015, pp. 14-19