Gruppo Archeologico
Capo Pachino

La grotta Corruggi

Situata poco più a sud della Grotta di Calafarina, è ciò che resta di una più ampia cavità, scavata dal mare, che si apre sulla spiaggia di Vulpiglia, a circa 50 metri dall’attuale linea di costa.

La grotta è stata indagata da P. Orsi alla fine dell’800 e da L. Bernabò Brea tra il 1945 e il 1948. Il deposito archeologico, coperto da uno strato di sabbia marina e in parte protetto da massi della volta crollati, conteneva industria litica, frammenti di ceramica e resti di molluschi marini. Al di sotto dello strato archeologico era uno strato di argilla rossa sterile.

Pianta della grotta Corruggi (Bernabò Brea 1949)
Sezione della grotta Corruggi (Bernabò Brea 1949)

La più antica occupazione della grotta risalirebbe ad una fase tarda del Paleolitico superiore (circa 18000-10000 B.P.), sebbene alcuni studiosi ritengano che la presenza di industria microlitica nella parte superiore del deposito possa testimoniare uno stanziamento anche durante il Mesolitico.

Il Neolitico è rappresentato da alcuni frammenti a decorazione impressa riferibili alla facies di Stentinello (circa 5700-4500 a.C.) alla quale appartiene anche il vicino villaggio di Vulpiglia.

Pochi frammenti confrontabili con la ceramica decorata con incisioni, detta dello “stile di Calafarina” e della facies di S. Cono-Piano Notaro, indicano una sporadica frequentazione nelle fasi iniziali dell’età del Rame.

Rosamaria Lopez


Bibliografia

Bernabò Brea L., La cueva Corruggi en el territorio de Pachino, Ampurias 1949, pp. 1-23

Crispino A., Cultraro M., Exploring underground paths. Caves and human landscape in the Syracuse district during Prehistory, in Gullì D. (a cura di) From Cave to Dolmen, pp. 179-194 (Corruggi pp. 189-190)