Gruppo Archeologico
Capo Pachino

Vulpiglia

Il villaggio neolitico sorgeva sul promontorio che si estende tra il pantano di Morghella e la costa, poco più a sud della Grotta Corruggi. Sulla spianata rocciosa sono visibili numerose buche per pali (nel corso delle indagini degli anni ’90 ne sono state individuate circa una trentina) che in alcuni casi delineano spazi rettangolari (circa 6 x 3 metri). Tracce di buche di palo sono riconoscibili in sezione sulle pareti della cava moderna che ha distrutto parte dell’insediamento.

Gli scavi effettuati all’inizio degli anni ’90 sulla spianata nelle vicinanze della cava, hanno messo in luce uno strato sabbioso, che poggiava direttamente sulla roccia o sul terreno sterile, contente ceramica impressa e incisa della facies di Stentinello (circa 5700-4500 a.C.), industria litica in selce e ossidiana, resti di faune domestiche e molluschi marini. Tali ritrovamenti testimoniano che l’economia del villaggio era già pienamente neolitica, con attività di allevamento e agricoltura, quest’ultima indiziata da strumenti litici in selce identificati come elementi di falcetto.

Nella stessa area sono state rinvenute anche tre tombe databili, in base alla loro posizione stratigrafica e alla ceramica rinvenuta in una di esse (facies di Serra d’Alto, circa 5000-4000 a.C.), ad una fase più avanzata del Neolitico.

Rosamaria Lopez


Bibliografia

Guzzardi L., Ricerche archeologiche nel siracusano, Kokalos XXXIX-XL, II 2, 1993-94, p. 1302

Guzzardi L., Basile B., Il Capo Pachino nell’antichità, in La Magna Grecia e il Mare, Taranto 1996, pp. 190-225 (Vulpiglia p. 193-194)

Guzzardi L., Iovino M.R., Rivoli A., L'organizzazione del villaggio neolitico di Vulpiglia presso Pachino (Siracusa), in Le comunità della preistoria italiana. Studi e ricerche sul neolitico e l’età dei metalli, Atti della XXXV Riunione Scientifica, Lipari 2000. Firenze 2003, pp. 843-847.